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La via della Chiesa: sacramenti e sacramentari

Olio su velina, 23 x 17 cm, tra 1564 e 1572, collezione particolare

Martin (Lovanio, 1534 ou 1535 – Francoforte sul Meno, 1612) era il fratello minore di Lucas Van Valkenborch, noto per la sua rappresentazione della Torre di Babele, conservata al Louvre. Membro della Gilda di Anversa dal 1559, Martin visse ad Anversa per otto anni, dove realizzò questa velina di una complessità eccezionale in un formato ridotto. Molte delle sue opere furono erroneamente attribuite a suo fratello, o anche a un altro pittore, Paul Brill.

Il soggetto è raro. Sono note le tante vedute di interni di chiese, sia nel mondo fiammingo che in quello olandese. Ma spesso rappresentano edifici vuoti nei quali l’artista ambisce soprattutto a mostrare la sua padronanza della prospettiva e della rappresentazione delle architetture. Tuttavia, qui il pittore non si accontenta di fornire prove di tale abilità, ma popola la chiesa (certamente la Cattedrale di Nostra Signora di Anversa) di una folla densa, disposta in varie scene indipendenti tra loro. Il dipinto potrebbe essere stato realizzato per l’elevazione della chiesa a cattedrale nel 1559, in ogni caso prima del 1566, quando il paravento fu distrutto da iconoclasti. Ancora oggi, a destra del primo pilastro, si può osservare l’Uomo dei Dolori, un dipinto anonimo degli inizi del XV secolo.

Questo dipinto ricorda la pala d’altare di Rogier Van der Weyden al Museo Reale di Anversa nel quale sono raffigurati i sette sacramenti nel 1445. Le similitudini sono evidenti ed è molto probabile che il nostro pittore abbia visto l’opera del Maestro di Tournai.

Nelle navate laterali si susseguono i vari altari con le loro tovaglie bianche. Il lavoro di dettaglio è meticoloso, sia per l’architettura che per le assemblee, e permette persino di riconoscere i soggetti delle pale d’altare. Così, da sinistra a destra, nelle navate laterali, con una buona lente d’ingrandimento, si possono successivamente identificare gli altari dedicati a San Leonardo di Noblat, San Biagio di Sebaste, alla Vergine, a un santo patrono, poi a San Nicola di Myra, San Martino di Tours e infine a San Giacomo il Maggiore.

Ciò che è più eccezionale in questo meticoloso dipinto sono i vari raggruppamenti liturgici. Guardiamoli seguendo lo stesso percorso di quello degli altari. A sinistra, una processione del Santissimo Sacramento, riparata sotto un baldacchino con quattro portatori, e dietro la benedizione di San Biagio (due ceri vengono incrociati sul collo del pellegrino per curarlo dal mal di gola). Da un pulpito sospeso in alto su una colonna, un religioso predica davanti a una folla numerosa e attenta. Poi assistiamo a una processione di statue di santi (ai due lati della croce in rosso). Attraverso la parte centrale della serliana del jubé, si distingue la celebrazione della messa. Scendendo lungo la navata a destra, vediamo un prete che confessa, poi una corale accompagnato da musicisti, a destra la proclamazione del Vangelo, e una messa per dei pellegrini con un sacerdote all’altare. Ritornando alla navata centrale si assiste all’assoluzione impartita a un defunto, poi alla venerazione delle reliquie al centro, si tratta sicuramente del corno-reliquiario di Santa Cornelia (che si trovava nella chiesa di San Giovanni a Bruges).

Questo dipinto, testimone delle molteplici attività che si svolgono nella chiesa, associa quindi due sacramenti (l’eucaristia e la confessione) e un certo numero di sacramentali, termine che tradizionalmente designa un certo numero di riti sacri, istituiti dalla Chiesa per ottenere effetti spirituali. È quanto vediamo qui: benedizione, assoluzione, venerazione delle reliquie, canti, predicazione, processioni, ecc. Così, come per la pala d’altare di Van der Weyden, possiamo vedere su questa velina la messa in scena di alcuni di questi riti, che non sono dissociati dai sacramenti. I sacramenti sono la via ideale per raggiungere Dio, i sacramentali ne sono il vestibolo.

Potremmo persino concludere sulla connessione tra ogni scena e la dedica dell’altare più prossimo. San Leonardo di Noblat è invocato per liberare i prigionieri dalle loro catene proprio come l’assoluto libera il defunto dalle catene della morte eterna.

Un’opera profondamente spirituale, rara ed eccezionale, sia per la sua qualità che per il soggetto.

Padre Olivier Plichon